Ma noi, che cosa siamo? - La nuova umanità

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Ma noi, che cosa siamo?

Ben Boux

          


                                     Ma noi, che cosa siamo?

Ben Boux  


Di certo questa domanda se la sono posta in tanti, forse tutti, e molti hanno trovato delle risposte che li hanno rassicurati. I principali fornitori di risposte sono le religioni, tutte danno una spiegazione della nostra presenza sulla Terra, spesso facendo tuttavia riferimento a quando non saremo più in questo mondo. Ottimo metodo per non farsi coinvolgere nel tentativo di spiegare quello che non sanno, rimandando tale conoscenza al futuro, al momento del passaggio ad un "aldilà", che è diverso per ogni credo.

Molti trovano insoddisfacente questo tipo di risposte, molti anche negano che esista davvero questo "aldilà" di cui parlano le religioni, tuttavia il mistero rimane, chi ci può dire veramente chi o cosa siamo? Ce lo può dire solo chi ha determinato la nostra presenza sulla Terra, mi sembra ovvio, e nonostante tutti gli sforzi che fanno gli evoluzionisti, una qualche origine il mondo, come per l'Universo o il Creato, deve pure averla avuta. Anche la teoria, peraltro non vera, del "Big Bang" non risolve, se pure il Creato ha avuto origine in quel momento, nel momento prima c'era già in potenza, in attesa dello sparo di partenza, quindi c'era qualcosa al di sopra, nello "aldilà" che l'ha originato.

La domanda cruciale trova quindi la risposta solo se ci viene data da qualcosa o qualcuno che ce lo comunica dallo "aldilà", ma deve essere una comunicazione autentica, non una immaginata sotto una pretesa ispirazione, per esempio, deve essere dimostrabile. Di questo parlerò più avanti, presentando vari livelli e gerarchie di "aldilà" con le doverose prove di veridicità.

Vediamo ora di dare una risposta a quella domanda usando i livelli di conoscenza che si sono raggiunti oggi.

La risposta è: Noi siamo un software, o programma, che "gira" in un hardware, o struttura di elaborazione, biologico, appositamente sviluppato per lo scopo.

Né più né meno. O meglio l'essere umano è strutturato in questo modo, tuttavia non è un semplice elaboratore paragonabile ai moderni computer, sempre più efficienti, ha in sé delle caratteristiche che lo rendono superiore, anche un solo uomo in rapporto alla somma dei miliardi di computer attualmente esistenti. Perché l'uomo ha una diretta connessione a quel "aldilà" che per ora le macchine non hanno e mediante questo l'uomo ha la possibilità di funzionare non solo come un elaboratore che opera secondo gli schemi, o algoritmi, precostituiti, ma può accedere a dati che rompono le schematizzazioni, per dare un esempio importante, può sviluppare l'arte, come vedremo più avanti.

Quando ci vediamo allo specchio, l'immagine che è là non siamo noi, il vero noi, vediamo il veicolo che ci sostiene, che ci permette di interagire in questa realtà con l'ambiente circostante. Lui/lei che vediamo deve essere al nostro servizio e non noi al suo. Nel senso che dobbiamo avere cura del nostro corpo, dobbiamo assicurarci la sua salute perché, ovviamente, è anche la nostra salute, ma siamo noi, il nostro vero noi a dover avere il controllo, non il corpo fisico, non i suoi istinti, non i suoi bisogni, spesso indotti dalla mancanza, appunto della nostra sovranità su quello stesso corpo.

Se, mentre stiamo osservandoci, muoviamo la testa da una parte all'altra, stiamo inviando un comando al nostro corpo fisico, lui, di per sé, non farebbe nulla, starebbe lì attonito ad osservare un qualcosa che non riconosce, o che scambia per un suo simile, come fanno gli animali. Se il nostro vero "noi" cessa il suo controllo, il nostro corpo inizierà ad agire seguendo i suoi bisogni primari, quello che chiamiamo istinto, cioè la nutrizione e la continuità della specie. Nulla d'altro.

Ma dobbiamo lasciarci così condizionare da questi istinti primordiali? Eppure è così che succede spesso. In alcuni casi l'istinto di continuità della specie, nel senso di sopravvivenza, è utile, ci trae d'impiccio nel pericolo, ma anche questo naturale aspetto della nostra struttura va educato, va reso dipendente dal vero "noi", ciò che siamo veramente. Tuttavia noi dobbiamo amare noi stessi, dobbiamo amare il nostro corpo perché se il nostro corpo agisce con equilibrio, con corrispondenza di "interessi" con il nostro vero noi, allora la simbiosi è al massimo dell'efficienza, come dicevano gli antichi: "Mens sana in corpore sano" ("una mente sana in un corpo sano", Decimo Giunio Giovenale, è stato un poeta e retore romano), sotto tutti punti di vista.

                                Le canalizzazioni da Entità Superiori.

Ora, per proseguire nell'indagine su cosa sia il nostro vero essere, occorre accettare gli insegnamenti che ci sono arrivati in questo ultimo mezzo secolo dalle Entità Superiori, senza i quali non potremmo andare oltre, ci troveremmo di fronte al millenario ostacolo che ci impedisce di vedere o almeno sbirciare, quello che c'è e accade nello "aldilà", perché soltanto in questo modo potremmo conoscere la vera essenza del vero noi stessi.

In questi ultimi anni sono apparsi molti canalizzatori, così detti, persone che sono in grado di ricevere tali messaggi, in varie forme, o una serie di impressioni mentali, o una serie di parole sotto dettatura o anche permettendo all'Entità di usare il corpo della persona per scrivere o comunicare con parole il messaggio stesso. Le persone sono in maggioranza donne, forse perché sono più sensibili, e le Entità sono molte decine, a tutti i livelli di gerarchia, per così dire, spirituale. I messaggi sono almeno diecimila, forse anche il doppio, ci sono anche molto più di duecento libri e diari, e la lingua usata è in prevalenza l'inglese. I canalizzatori appartengono a tutte le razze e vivono in tutte le parti del mondo, ma la grande maggioranza è negli Usa.

E' difficile pensare che tutto questo materiale sia frutto di visionari o che sia una incredibilmente enorme macchinazione, sia perché non si vede proprio quale fosse lo scopo se non quello dichiarato di contribuire a diffondere le verità ed aiutare il raggiungimento della consapevolezza dell'umanità. Tuttavia per ulteriore dimostrazione, una Entità di nome Gyeorgos Ceres Hatonn ha fornito in uno dei "Phoenix Journals"
, delle dimostrazioni che ci permettono di valutare dati che nessun essere umano sarebbe in grado di ottenere, e che quindi tutto il materiale presentato non può che essere di provenienza extra umana. Il PJ in questione è il N.30 dove nei primi capitoli viene fatto un semplice controllo aritmetico, con numeri notevoli precisi in molti decimali, su rapporti che intercorrono tra vari luoghi sulla Terra, che sono stati testimoni di avvenimenti o di contatti extra terrestri, compreso il Vaticano in Roma..

Questi PJ sono stati dettati attraverso un radiotelefono, consegnato all'editore, e sono stati dopo poco tempo sequestrati e messi all'indice dal governo ombra americano, la così detta Elite, o il Deep State, o la Cabala, denunciando chi li pubblicava, o li possedeva, di tradimento, in particolare alcuni numeri, molto pericolosi per loro, come la serie dal 30 al 37. In questo gruppo vengono descritti tra l'altro i segreti della Creazione e la vera struttura dell'atomo e dell'energia, se gli scienziati, notoriamente profondamente legati alle proprie convinzioni, avessero seguito tali indicazioni saremmo da molto tempo liberi dalla schiavitù dell'obbligo di acquistare il petrolio in mano alla Elite, appunto.

Questi diari sono stati scritti da vari autori, oltre al già citato G.C.Hatonn abbiamo Esu alias Sananda, Violinio Germain alias St.Germain, Korton, Soltec, Tesla (sì, il grande inventore) ed altri. Sono stati pubblicati nei dintorni degli anni 90 e descrivono i fatti segreti della politica mondiale, tutte le nefandezze perpetrate da questi criminali che solo oggi stiamo cominciando a vedere pubblicamente, ma non solo, i rapporti con gli extra terrestri, informazioni scientifiche, le verità spirituali, il rapporto con molti aspetti di quel "aldilà" di cui ci stiamo interessando qui, e moltissimo altro. Sono una vera miniera di informazioni, e sono tuttora disponibili in questi siti:

http://fourwinds10.com/siterun_data/phoenix_journals/

http://www.phoenixsourcedistributors.com/default.html

La diffusione è mondiale e sono state fatte almeno 10 milioni di copie, quindi il loro contenuto si è diffuso nel mondo ed ha certamente contribuito in modo determinante allo scoperchiamento delle realtà nascoste, che oggi stanno cominciando ad affiorare. Ecco la ragione dell'avversione della Elite alla diffusione di tali documenti. E nello stesso tempo questa avversione è anche la dimostrazione della veridicità dei contenuti.

Un'altra tecnica utilizzata per dimostrare la veridicità dell'origine del messaggio, questa volta da Christ Michael alias Aton, e molti altri nomi, è stata di suddividere dei messaggi in più parti ed inviare le parti a canalizzatori diversi, nel medesimo momento, in vari posti del mondo distanti tra loro ed in varie lingue. Sicuramente non ci sono sulla Terra abilità di questo tipo, nemmeno tra i più preparati veri maestri in arti "magiche" o "esoteriche".

Da Wikipedia: L'oracolo (dal latino oraculum è un essere o un ente considerato fonte di saggi consigli o di profezie, un'autorità infallibile, solitamente di natura spirituale. Lo stesso termine può riferirsi anche ad una predizione del futuro dispensata dagli dei attraverso oggetti o forme di vita, ma anche grazie a delle sacerdotesse che, cadute in estasi, assumevano il dio nel proprio corpo. Il volere degli dei era dispensato in vario modo: con segni sulle viscere delle vittime sacrificali, con i movimenti della statua del dio durante la processione, con i movimenti degli oggetti gettati in una fonte, attraverso lo stormire delle fronde di un albero sacro, oppure attraverso la bocca di un essere umano, come nel caso di Delfi, in Grecia. Nell'antichità molti luoghi guadagnarono la reputazione di dispensare oracoli: divennero noti anch'essi come "oracoli", così come le profezie stesse.

Anche nell'antichità avvenivano canalizzazioni, ma in forma molto meno estesa e spesso espresse in modo criptico, per non interferire con il "libero arbitrio". Anche oggi esiste questo limite, infatti i messaggi che arrivano sono preparati in modo da stimolare nel fruitore una ricerca, anche minima, della Verità, questo con vari artifici, come omettere qualche informazione, o essere molto generali o dare informazioni utili ad eliminare qualche reale minaccia contro il genere umano. A volte alcune Entità sono presentate con appellativi come angelo, arcangelo ed altro. Sono termini che le religioni usano con grande sussiego indicando degli esseri con virtù e poteri quasi magici. In realtà si tratta di esseri che vivono in mondi di universi di altre realtà, non dissimili da noi e, come loro non mancano mai di ricordarci, sono nostri fratelli, e non hanno ali di sorta.

Nel seguito farò riferimento ad informazioni ricevute per le vie descritte, citando dove possibile le fonti, quando si tratta di dati specifici, per le informazioni di tipo generale: queste sono spesso contenute in vari messaggi trasmessi anche in tempi diversi e spesso sovrapposte ad altre.

                                                  Gli animali.

Da Wikipedia: Gli animali (Animalia Linnaeus, 1758) o metazoi (Metazoa Haeckel, 1874) sono un regno del dominio degli eucarioti. Comprendono circa 1.800.000 specie di organismi classificati, presenti sulla Terra dal periodo ediacarano.
Sono inclusi nel regno animale tutti gli eucarioti con differenziamento cellulare, eterotrofi e mobili durante almeno uno stadio della loro vita. Sono estesi per livello di complessità dai placozoi all'uomo. Il numero di specie via via scoperte è in costante crescita, e alcune stime portano fino a 40 volte superiore la numerosità reale.


Come sappiamo il mondo animale è di una incredibile varietà (peraltro anche il mondo vegetale, la vita in generale, insomma). E i dati citati non includono la vita sottomarina ed acquatica in genere. E' arduo pretendere che tutto questo si sia sviluppato in modo automatico, cioè attraverso mutazioni ed adattamenti alla realtà circondante. Secondo alcune teorie evoluzioniste radicali, questo sarebbe successo, a partire da elementi dotati di vita molto semplici, che si sono via via differenziati e sviluppati, attraverso mutazioni stimolate da ineffabili "raggi cosmici" per trasformarsi da un modello, una struttura, ad un'altra e lasciando che poi il miglior adattamento si stabilizzasse.

La moderna genetica sta tentando appunto di obbligare, nelle specie, delle mutazioni in modo artificiale, ma con grande disappunto le modifiche introdotte vengono respinte o riassorbite dopo poche generazioni di discendenze dei tipi modificati. Per cambiare una specie occorre altro, occorre intervenire là dove sono depositati i programmi, le macro direttive,
tipici per quella determinata specie. Occorre cioè riconoscere che è la teoria creazionista ad avere spiegato la grande varietà di creature viventi che popolano la Terra. L'adattamento in realtà agisce, ma agisce nel modificare ciò che esiste per renderlo più efficiente allo sviluppo dello specifico organismo. Il corpo può crescere, ridursi, cambiare forma, ma non alterarsi nella struttura di base, non crescono nuovi arti, ad esempio, non cambiano le facoltà cognitive o i sensi di quella tipica specie, se non con un intervento dall'alto, dallo "aldilà" di questa realtà.

Queste osservazioni vanno tenute presenti quando si cerca di stabilire cosa sia accaduto in quel certo momento dove la scimmia ha cessato di essere tale e si sia trasformata in uomo.

La scienza è alla disperata ricerca di questo anello di transizione, ma non esiste. L'uomo è stato plasmato attraverso una manipolazione esterna. Solo in questo modo ha potuto poi accogliere la struttura psichica che l'ha condotto allo stato attuale. E bisogna osservare che l'intelligenza, la personalità dell'uomo non sono né cambiate né di conseguenza migliorate nel corso della storia e della preistoria. Dimostrazione è che gli individui dei così detti popoli primitivi, o selvaggi, sono perfettamente in grado di integrarsi nella moderna civiltà. Si vedono "selvaggi" abitanti delle foreste amazzoniche con i telefoni.

In realtà una evoluzione è tuttavia occorsa in questo ultimo mezzo secolo, l'umanità ha sviluppato una media di 30 punti in più del valore standard della misura dell'intelligenza, in rapporto al tetto di 200 massimi. Ma questo è stato uno dei Doni che ci sono stati elargiti dall'Alto, con l'irrogazione di un grande coefficiente di Luce ed è stato aiutato dal diffondersi di mezzi quali i personal computer, le comunicazioni e successivamente gli smartphone, che hanno contribuito in larga misura a stimolare la creatività, a diffondere conoscenza, a stringere rapporti, e ad avvicinare le persone, specialmente le persone lontane, di altre etnie e culture.

                                                    La Luna.

Vi sono varie descrizioni su come è organizzato l'Universo, su come, dopo la formazione dei pianeti, questi stessi sono stati trasformati con caratteristiche adatte ad ospitarla, vengono seminati con la vita, di svariate forme, non necessariamente nello stesso modo che è accaduto per la Terra. Dapprima esseri semplici come batteri, poi con esseri più complessi dopo che i batteri, con tempi lunghissimi, avessero creato le condizioni adatte perché il pianeta potesse ospitare organismi più evoluti.

Poi piante, animali, pesci o altre forme di vita che non conosciamo qui. Ci sono Entità, di alta posizione gerarchica, che vengono via via incaricate di operare queste inseminazioni. La Terra in particolare è stata inseminata con moltissime specie provenienti da molte zone dell'Universo, a vari stadi di sviluppo. Si possono trovare informazioni in vari messaggi e nel "Libro di Urantia".

Nota: Il libro di Urantia (a volte chiamato Fascicoli di Urantia o Quinta Rivelazione Epocale) è un libro spirituale e filosofico che discute di Dio, di Gesù, di scienze, di cosmologia, di religione, della storia e del destino. È stato diffuso a Chicago, tra il 1924 e il 1955. La paternità rimane avvolta nel mistero. Gli autori introducono la parola "Urantia" come nome del pianeta Terra e si auto-descrivono come personalità sovrumane che consegnano il libro come una rivelazione.

La Luna è una astronave costruita, a quanto ci dicono, da una razza rettiliana circa un milione di anni or sono, è cava, ovviamente, ed è strutturata in sedici livelli. La parte esterna è ricoperta di materiali rocciosi per la protezione dagli incontri con meteoriti ed è costituita prevalentemente da titanio, gli scienziati hanno infatti scoperto una grande concentrazione di questo metallo. Era stata usata in origine come una fortezza militare ed era stata portata nel sistema solare in orbita attorno al Sole come base d'appoggio durante una guerra, anticamente.

Molto tempo dopo era stata, finite le guerre, utilizzata come laboratorio per adattare le varie specie di vegetali ed animali alle caratteristiche della Terra, per popolarla con la straordinaria varietà di forme di vita che rende il nostro pianeta un giardino ecologico unico in questa galassia. Va detto che la Terra ha attraversato diversi cicli e noi in questo periodo stiamo vivendo alla fine di un ciclo di 75.000 anni, la prima metà dei quali è servita per la pulizia ed il rinnovamento ecologico, dopo il ciclo precedente. Informazioni su questo si trovano nel libro "Oahspe".

Nota: Oahspe: Una Nuova Bibbia è un libro pubblicato nel 1882, comprende una serie di libri interiori correlati che descrivono la Terra e le sue amministrazioni celesti, oltre a stabilire insegnamenti per i tempi moderni. Sono inclusi oltre 100 disegni.

Vi sono dei libri che raccontano questi fatti e dei messaggi, in particolare dalla popolazione del sistema stellare di Sirio. La Luna è stata poi di recente, in senso  geologico, spostata da quella orbita per diventare il satellite attuale, ed il mistero secondo cui la scienza non capisce perché ci siano crateri sia nella faccia nascosta che in quella rivolta verso la Terra, che dovrebbe fare da schermo, è chiarito perché quelli si sono formati nella precedente orbita. Lo spostamento si è reso necessario perché gli oceani devono essere mossi, è in quel modo che la vita prospera, vita oceanica che è la base dell'intero ecosistema terrestre. Basti pensare che il ricambio dell'ossigeno, vitale per la vita terrestre, avviene tramite le creature microbiche del mare.

In origine la Terra aveva due satelliti, ma vicende occorse in tempi geologici vicini le hanno fatte precipitare o dissolvere, venendo quindi a crearsi la necessità di un nuovo satellite. I sistemi planetari non sono fissi nel tempo, cambiano, sia per la casualità dei movimenti degli oggetti cosmici o sia per l'intervento di Entità addette alla "manutenzione" dei vari sistemi. Anche il pianeta Venere è un acquisto recente. Ma questa vicenda esula da questa narrazione. Una della razze che hanno questo incarico di sorveglianza sono i Pleiadiani. Le varie forme di vita si sono poi ulteriormente adattate all'ambiente terrestre, nel corso delle epoche, e lo hanno a loro volta modificato man mano che si sono formati gli equilibri di convivenza tra le enormi varietà di specie trapiantate.

L'uomo non fa eccezione, nel nostro pianeta era stato individuato nell'attuale ciclo il primate come la specie più adatta ad accogliere la futura razza dominante evoluta, ma in altri pianeti sono stati altri animali a sviluppare una maturità adatta ad accogliere lo sviluppo dell'intelligenza. Ad esempio i felini, la più antica razza di questo universo, o uomini con la proboscide, o derivati dagli equini, o derivati dagli uccelli e dai rettili, sia alati che no, dai serpenti (cito la recente scoperta di mummie di creature intelligenti con la struttura di serpenti, in Perù), dagli anfibi o da molti altri. Quasi tutti sono stati dotati di braccia e gambe e di mani con dita, alcuni con 4 o 5 o 6, ecc. La statura varia moltissimo, ci sono taglie che consideriamo dei nani o dei giganti, alcune razze sono telepatiche, altre sono sensibili a suoni che noi non percepiamo.

Le razze senzienti sono  molte decine di migliaia, quasi ogni animale che conosciamo ha dato origine ad una razza, ed anche pesci o creature marine, insetti e alberi (Sì, alberi intelligenti che possono camminare, di cui esistono individui oggi sul nostro pianeta). Esiste anche qualche caso di creature senzienti minerali. Nelle storie che vengono tramandate, nella mitologia, nelle rappresentazioni pittoriche di epoche passate, si vedono esseri con varie caratteristiche tipiche di animali. Non sono miti, sono ricordi di creature aliene che hanno visitato a vario titolo il nostro pianeta, nel passato, quando ancora non esisteva l'attuale quarantena.

                                                Gli esseri viventi.

Gli organismi viventi nascono da una cellula, ovvero dalla più piccola forma di vita organizzata. Con l'unione tra la grande cellula femminile e la piccola cellula maschile inizia la crescita, mediante le continue duplicazioni della cellula iniziale, che man mano si differenziano per dare origine alle varie parti dell'organismo finale. Gli scienziati hanno scoperto che all'interno del nucleo delle cellule c'è una molecola strutturata geometricamente come due eliche incrociate, il DNA. Qui stiamo semplificando molto, ma non occorre andare oltre.

Si ritiene che il Dna trasporti i caratteri distintivi dell'individuo finale, ma esiste una grande parte della molecola di cui si ignora l'uso e viene detto che si tratta di spazzatura, con grande arroganza, mi pare. In realtà quella parte della molecola sfugge alle analisi perché si estende al di fuori di questo reame di esistenza, ed è il tramite verso quella struttura che nell'altrove coordina e regola le differenziazioni delle cellule per costruire l'organismo. Non bastano di certo quei pochi particolari, pochi relativamente, a disegnare la mappa dell'intero organismo, non basterebbero gli atomi a contenere tutte le informazioni necessarie. O forse si tratta di un bagaglio di bit quantistici che, a quanto sembra, si possono memorizzare in quantità enorme attorno agli atomi? Forse, ma il discorso non cambia. Chi volesse approfondire le conoscenze "esoteriche " sul Dna le può trovare nei messaggi di Kryon, da varie fonti.

Avviene in ogni caso che l'organismo finale si sviluppa da una unica cellula e che da qualche parte è stata mappata la sequenza delle duplicazioni delle cellule.

I fatti evidenziano che la mappatura delle singole cellule non si limita a delineare la loro organizzazione, ma determina anche una serie di informazioni che non si possono definire altro che un programma, un software
. Intendo il modo di funzionamento dell'organismo, l'architettura delle reti che sovraintendono alla decodifica dei sensi. Stiamo sempre parlando degli animali. Loro sanno già come muoversi, cosa mangiare, come rispondere agli stimoli a cui le loro specie sono sensibili. Hanno già innato l'istinto.

Sì, una parte del funzionamento del loro cervello è codificato attraverso le reti neurali che vengo a delinearsi nel cervello, ma un'altra parte, quello che chiamiamo intelligenza animale, non corrisponde a dei circuiti neurali, perché non è misurabile, e possiede la duttilità di accettare, sebbene in piccola parte, una programmazione dovuta all'esperienza. Una specie di pensiero primordiale che, proprio per il fatto di poter cambiare il comportamento dell'organismo finale molto rapidamente, non può generare ogni volta una nuova configurazione neurale fisica, ma soltanto un diverso percorso dei flussi di informazioni, esattamente come avviene nei nostri elaboratori elettronici. In pratica si tratta di memoria. Il cervello ed anche il cuore, per una certa parte, dispongono di cellule che hanno lo scopo di ricordare le informazioni, sia a breve termine, che a lungo termine. Gli animali, è noto, ricordano, si sa di storie di cani che riconoscono i loro padroni a distanza di anni, o che una volta annusato un particolare posso ricordarsi del tipico suo odore sino a trovarne l'origine, tanto per citare qualche esempio.

Per loro stessa natura le memorie sono alterabili e, sopra tutto, all'atto della loro formazione sono vuote, non contengono dati. E questo è di fondamentale importanza.

L'uomo dal punto di vista del fisico è pari agli animali, il suo sviluppo avviene nel medesimo modo, ma dell'uomo possiamo vederne molto più facilmente l'evoluzione. L'organismo cresce nel corso degli anni, i primi mesi protetto nel grembo della madre, nei successivi stadi di circa sette anni raggiunge il completo sviluppo che si ritiene sia verso i 35 anni. Si nota molto bene che lo sviluppo cognitivo del bambino avviene di pari passo con lo sviluppo del corpo, e la facile deduzione è perché il cervello si sviluppa gradualmente ed il soggetto diventa più intelligente e capace di formulare pensieri ed avere attività intellettuali. Vi sono vari stadi anche nello sviluppo delle facoltà cognitive, e di certo sono associabili alla formazione del cervello.

Ma come può il cervello sviluppare, cioè crescere, le facoltà cognitive? Cosa organizza le cellule del cervello per generare le zone preposte alle varie attività, come si può pensare che questo sia una automatica evoluzione dell'organismo? Questo è uno dei più grandi misteri della scienza biologica. Non è sufficiente l'esperienza, che durante la crescita porta l'individuo ad interagire con il mondo, con la realtà che ha nell'intorno. Questa serie di informazioni sono tutt'al più dati che andranno in memoria, che verranno analizzati e che verranno utilizzati in seguito. In quella memoria che all'inizio è vuota, e che anch'essa si espande durante la crescita, ma che nasce vuota, e non potrebbe essere altrimenti, quali dati la riempirebbero?

Il Dna non contiene soltanto i dati tipici dell'organismo, si è scoperto che determinate parti rappresentato le caratteristiche di vari particolari, vuoi il colore degli occhi, la forma del viso, la struttura ossea, ecc. Particolari che derivano dalle tipologie della razza in oggetto e dalla mescolanza tra i geni maschili e femminili nel concepimento iniziale. Ma si tratta di "macro", non certo della minuta descrizione di come sono articolate ed organizzate tutte le cellule che costituiscono quei determinati organi. Basta pensare a cosa sono gli occhi o l'apparato uditivo, o gli altri organi, dispositivi che con tutta la tecnologia che abbiamo oggi non riusciamo a nemmeno avvicinare la loro complessità.

Il Dna, come abbiamo visto prima, è il tramite con la "biblioteca" della vita, il collegamento con il modello attraverso cui è costruito l'individuo, la matrice della sua specie, in ultima analisi, il programma, o software, che ne regola lo sviluppo.
Le Entità ci hanno informati che esiste nell'altrove un posto dove sono depositati i "modelli", i "prototipi" di ogni singola specie e da lì provengono le direttive per la duplicazione degli individui. Anche per l'essere umano, ma questo ha una differenza, ha un sistema di connessioni multiplo, perché è stata attivata in questa specie animale la procedura per l'evoluzione verso un essere senziente.

E da chi? Da Coloro che hanno l'incarico di coadiuvare la Fonte del Creato nella organizzazione del Creato nei suoi vari aspetti. Costoro possono di volta in volta essere ai vari livelli di gerarchia spirituale a seconda del loro compito e poiché non li vediamo e percepiamo di certo risiedono in quei reami di realtà diversa dalla nostra, da quella in cui siamo immersi e di cui facciamo parte, qui, come esseri umani.

                                              Il cervello e i sensi.

Il cervello è, come tutti sanno, l'organo centrale del sistema nervoso, dove vengono convogliate le informazioni ricavate dai sensi e dallo stato di funzionamento degli organi del corpo. Dal cervello si dipartono i comandi verso le funzioni del corpo, come i muscoli, o l'attività dei vari organi in conformità con le informazioni acquisite dai sensi e dagli altri organi interni ed elaborate secondo la necessità. L'elaborazione avviene in modo simile a ciò che avviene nei nostri moderni calcolatori di processo, che sono il sistema di controllo delle moderne fabbriche.

I segnali che entrano ed escono dal cervello passano attraverso i nervi, che sono cellule specializzate alla trasmissione di informazioni, che, secondo le conoscenze attuali, sono di natura elettrica, anzi elettrochimica in quanto la velocità di trasmissione è inferiore a quella dei segnali elettrici nei cavi. Quindi, se il cervello si comporta come un elaboratore di processo deve avere un funzionamento paragonabile ad un computer, che, per lavorare, possiede una unità di calcolo, delle memorie, delle unità logiche per le decisioni, e, sopratutto, degli algoritmi che determinano il modo di trattare le diverse informazioni.

Le leggi della fisica sono uguali in ogni condizione, se un insieme di dispositivi è organizzato in determinati modi, la loro azione sarà sempre la stessa, sia che siano realizzati in forma meccanica, o elettrica, o elettronica o simulati mediante un modello. La matematica descrive la loro funzione di trasferimento nello stesso modo, e, nello stesso tempo, è possibile costruire in molti casi un congegno con una diversa struttura che però ottiene lo stesso risultato in termini di impiego.

Tipico è il caso, per chi conosce un po' di elettronica, dei filtri, possono essere passivi, fatti con induttanze e condensatori, oppure attivi, fatti con amplificatori, resistenze e condensatori o anche virtuali fatti con un software, o programma, ovvero algoritmo, che "gira" in un elaboratore. Spero che questa descrizione sia comprensibile anche a chi non conosce l'elettronica. Il comportamento è il medesimo, il trattamento dei segnali è uguale. Altro esempio è il dualismo tra l'elasticità di una molla e la risonanza di un circuito elettrico.

Recenti misurazioni indicano che il cervello è costituito da circa ottanta miliardi di neuroni. I neuroni sono delle cellule specializzate al trattamento di dati. Non si conosce praticamente nulla del loro funzionamento, avvengono azioni sia di natura chimica che elettrica, traggono la loro energia e le sostanze che occorrono al loro funzionamento dal sangue e, con ogni probabilità, sono paragonabili a dei microscopici elaboratori programmabili, cioè pur mantenendo la loro struttura fisico chimica uguale per tutti, la funzione che ciascun neurone esplica può ed è diversa da quella degli altri. Di nuovo, con ogni probabilità, il loro funzionamento si avvale di manipolazioni quantistiche dei componenti chimici all'interno, come anche ricevono attraverso il DNA le informazioni sul loro compito individuale.

Nota: Nella nostra tecnologia moderna, sviluppata negli ultimi decenni, l'elettronica usa dei dispositivi detti "gate-array" che sono un insieme di celle elementari ciascuna adatta a svolgere vari e diversificati compiti, ma configurabili a svolgerne uno soltanto, in modo specifico, e ad interagire con le altre celle vicine per generare degli operatori complessi. Tali dispositivi sono la base su cui sono costruiti molti dispositivi nelle apparecchiature elettroniche e sono uguali all'origine, ma vengono ad esplicare funzioni diversissime dopo la specifica configurazione.

Il cervello è, con ogni probabilità strutturato allo stesso modo. Le parti che abbiamo constatato eseguire determinati compiti ad una analisi fisico chimica sono uguali alle altre, proprio come i componenti dei gate-array sono uguali tra loro. Ma il loro funzionamento differisce perché sono stati configurati per la specializzazione nei vari compiti. Vorrei ora brevemente presentare come si potrebbe configurare una tale struttura, rappresentando dei blocchi funzionali, e in un linguaggio il meno specialistico possibile, per ottenere un dispositivo che funzioni come il senso dell'udito.

                                                      L'Udito

Il senso dell'udito ha due terminali che sono le orecchie ed un gruppo di elaborazione che ne riceve i segnali attraverso le terminazioni nervose. La gamma di suoni percepiti comprende circa 10 ottave di frequenze, di ogni ottava riconosce i suoni distanti un valore di 36 intervalli, secondo una scala logaritmica, di ogni suono percepisce un livello di volume espresso in decibel di un totale di circa 100, ma non per tutte le frequenze, la sensibilità maggiore è nella zona attorno ai 2000 hertz.

I suoni più gravi sono nell'ordine dei 20 hertz, percepisce la differenza di fase dei suoni che arrivano alle due orecchie, ma solo per le stesse frequenze, non distingue le fasi delle armoniche o degli accordi. Il suono più grave percepibile è, abbiamo detto prima, di 20 hertz, che corrisponde ad un periodo di 50 millisecondi. Quindi il riconoscimento di quel suono deve avvenire in quel tempo in quando deve essere riconosciuta almeno un'onda completa. I suoni più alti hanno la durata del periodo più corta. Se dovessimo riconoscere un intervallo di un trentaseiesimo di ottava a quella frequenza con un filtro tradizionale, a parte l'enorme complessità costruttiva, il tempo sarebbe estremamente più lungo, in quanto tale filtro dovrebbe essere così selettivo da richiedere celle filtranti strettissime ed avrebbe un ritardo di tempo di gruppo forse di ore.

Il riconoscimento della frequenza è allora senz'altro ottenuto con un filtro FIR, che con un campionamento molto alto e con un numero di celle parimenti elevato è in grado di fare un tale selettivo riconoscimento in un tempo comparabile al periodo stesso del suono. Ma occorrono un numero enorme di celle, che hanno tutte un compito semplice ciascuna, in pratica una moltiplicazione per un coefficiente diverso per ciascuna ed una sommatoria dei risultati.

Nota: Nella teoria dei segnali, in particolare nell'elaborazione numerica dei segnali, un sistema dinamico finite impulse response, in italiano risposta finita all'impulso e spesso abbreviato in FIR, è una tipologia di filtro digitale caratterizzata da una risposta impulsiva di durata finita, cioè che si annulla ad un tempo finito.

La struttura dell'orecchio interno è già in grado di operare una selezione grossolana sia della frequenza che del livello, grazie ad una disposizione fisica dei recettori, tuttavia da ogni singola cellula vibrante si dipartono diverse terminazioni nervose, evidentemente ciascuna responsabile di trasmettere diversi tipi di dati. Il numero di cellule vibranti è circa 16.000.

Il cervello riceve quindi qualcosa come grosso modo 100.000 flussi di dati dalle due orecchie e stimando che la selezione dei trentaseiesimi di ottava sia minore agli estremi di banda, come minore è la sensibilità, dobbiamo concludere che ci debbano essere almeno 30.000 filtri Fir e almeno 30.000 misuratori di livello ed almeno 30.000 comparatori di fase e numerosi altre funzioni, come il riconoscimento dei tempi o ritmi.

Questo per ricavare gli elementi costitutivi dei suoni che vengono poi esaminati da altre strutture per riconoscere l'associazione tra le frequenze, l'armonia, il confronto tra l'informazione in arrivo e quella in memoria, l'analisi a matrice per il riconoscimento spettrale messo in confronto con la memoria dei fonemi della parola, con annesso il riconoscimento della caratteristiche del linguaggio stesso, come altezza, accento, ecc. Il cervello poi esamina separatamente l'aspetto musicale del suono in arrivo, e riconosce i timbri dei suoni, i rapporti armonici, le strutture ritmiche e valuta la qualità della musica stessa reagendo con lo sviluppo di stimoli del piacere o del rifiuto di cosa sta ascoltando. Ed è in grado di separare il canto, come riconoscimento del linguaggio, dalla musica sottostante, anche se sono nella stessa gamma di frequenze. E poi altre funzioni ancora, come il riconoscimento dell'angolo di provenienza del suono, l'alterazione improvvisa del livello e del tono, ecc.

Si possono scrivere volumi prima di aver descritto tutto ciò che attiene all'udito, qui si mette soltanto in evidenza che ognuna delle funzioni descritte è ottenuta da cellule neurali uguali e che, appare evidente, vengono configurate sia come funzionalità che come interconnessioni attraverso quello che oggi noi conosciamo come "software".

E una parte della configurazione avviene durante la formazione dell'organo, ma una parte avviene dopo, in quanto a volte accade che alcune funzioni cessino di lavorare per varie cause, e poi possono riprendere il funzionamento tempo dopo. Questo senso, l'udito, è da considerare un valore assoluto, è uguale per tutti gli esseri umani, come è uguale pere tutti i rappresentati di ogni razza di animali, sebbene possa essere diverso come caratteristiche tra le razze. Il riferimento assoluto che tanti filosofi hanno vanamente cercato è qui, nei sensi. Gli altri sensi sono appunto anche degli assoluti, tutti vedono lo stesso tipo di immagini, sentono gli stessi gusti, hanno le stesse sensazioni tattili, ecc, Salvo naturalmente anomalie, o malattie.

                                                     La Vista

Vediamo anche brevemente qualche informazione del senso della vista. La vista avviene attraverso gli occhi che agiscono come delle telecamere, nel senso che convertono l'informazione luminosa in segnali elettrici in modo che il cervello possa poi elaborare i dati. Nella retina ci sono delle cellule sensibili alla luce e sono differenziate in tre categorie sensibili a tre colori. La combinazione di questi filtri permette di realizzare una rappresentazione della immagine molto precisa. Una moderna telecamera agisce nello stesso modo, esiste una zona sensibile e sopra di essa viene posto un filtro per i tre colori detti primari.

Ma la similitudine finisce qui, alla stato dell'arte attuale. I punti che l'occhio è in grado di riconoscere sono nell'ordine di 100 milioni, mentre le telecamere sono per ora al massimo sui 8 milioni (che è già una notevole prestazione). Dalla retina i dati passano al cervello tramite i nervi ottici e l'aggiornamento dei dati avviene una ventina di volte al secondo. Ogni punto, o pixel, ha dunque l'informazione del colore e della luminosità, se la luce è poca i sensori si sommano e restituiscono solo la luminosità, si vede in bianco nero.

Ora supponendo che la luminosità sia espressa in un migliaio di valori, avremmo 300 miliardi di informazioni da trattare venti volte al secondo moltiplicato per 2. E' ragionevole pensare che la retina faccia una operazione preliminare ai dati, cioè operi una compressione dei dati in modo che non siano necessari tutti quei neuroni per portare le informazioni al cervello. Come nella moderna televisione digitale in formato Mpeg, l'immagine viene suddivisa in piccoli quadretti e ogni quadretto viene rappresentato con un codice con aggiunta l'informazione della luminosità unica per l'intero quadretto.

Nota: Il Moving Picture Experts Group, sigla MPEG, designazione formale ISO/IEC JTC 1/SC 29/WG 11 intitolata Coding of moving pictures and audio, è un comitato tecnico congiunto formato dalle organizzazioni internazionali ISO e IEC nel 1988. Venne creato con lo scopo di definire standard la rappresentazione in forma digitale di audio, video e altre tipologie di contenuti multimediali in modo da soddisfare un'ampia varietà di applicazioni.

Ebbene, per esperienza personale posso dire che mi è capitato una volta, dopo un brusco risveglio, di non vedere la solita immagine, ma un insieme di quadretti di colore sul blu, con intensità diverse, del tutto simile a quando nella televisione il segnale si distorce in appunto tanti quadretti, ma i miei erano più numerosi. Poi subito dopo un attimo la visione è ritornata normale. Evidentemente il mio "circuito" traduttore del cervello era ancora in stasi dopo il sonno.

Mi sembra di poter quindi affermare per esperienza diretta che il segnale dell'occhio sia codificato. Il cervello poi esamina le informazioni, probabilmente nella forma codificata, e opera le sue analisi con tali dati, che richiedono perciò operatori più piccoli. Bisogna considerare che la vista permette l'integrazione tra immagini successive, il confronto tra le immagini dei due occhi per ottenere la profondità, il paragone continuo con le immagini dei particolari messi in memoria per il riconoscimento di ciò che viene visto. E tali "simboli", che in una comparazione ottenuta per prodotti di matrici, sono usati per la continua analisi e stanno nella memoria del cervello.

Considerando i miliardi di dati che vengono elaborati di continuo, e i miliardi di meta-dati che vanno tenuti in memoria per il riconoscimento dell'ambiente, si deve concludere che solo con la specializzazione dei singoli neuroni a partire da elementi tutti uguali, si ottengono le strutture che fanno funzionare la vista senza che l'area del cervello che le ospita appaia differenziata in qualche modo. E che questa enorme massa di dati non occupi tutti i neuroni dell'intero cervello.

E siamo nuovamente a definire questa organizzazione come software, di cui una parte è stata configurata all'inizio ed un'altra parte viene via via inserita ed aggiornata nella zona dedicata alla memoria visiva.

D'altra parte è noto che alle persone cieche dalla nascita, che per qualche ragione acquistano la vista, occorre un certo tempo per "vedere", dapprima quello che percepiscono non lo riconoscono come rappresentazione dell'ambiente. Solo dopo un certo esercizio ed un certo tempo, il cervello impara a vedere. Cioè si auto programma per attivare la funzione che ha "in potenza", ma che non veniva ancora utilizzata.

                                                   Gli altri Sensi

Gli atri sensi hanno una organizzazione simile. Vi sono dei terminali, con vari tipi di sensori, e dei sistemi di trasmissione verso il cervello. Probabilmente hanno una complessità minore ed in alcuni casi vi sono delle tecniche di riduzione dei componenti, come nervi che trasportano informazioni da più sensori, con una tecnica simile al "time sharing" usato in certe applicazioni di sistemi di elaboratori.

Anche per gli altri sensi esiste una configurazione cablata a priori durante lo sviluppo dell'organismo ed un'altra che si evolve solo in un secondo tempo man mano che la funzionalità del cervello in sviluppo lo permette. Questo adattamento, che vedremo meglio più avanti, permette per esempio la guarigione di gravi ferite e l'uso di arti meccanici, perché i sensi si adattano a ricodificare le informazioni in ingresso. Non sarebbe possibile se le strutture del cervello fossero cablate rigidamente, come in un circuito stampato elettronico.

Tutto ciò che abbiamo descritto sin qui è allocato nella sola parte periferica del cervello, cioè vicino alla parete del teschio. C'è il caso di una persona, francese, che ha solo quella parte, l'interno è vuoto, ovvero pieno soltanto di liquido, eppure vive normalmente, ma non ha facoltà cognitive maggiori di un bambino. Può parlare, sentire, vivere in società e nemmeno sapeva di avere questa menomazione, e nessuno ha potuto accorgersi di particolari differenze di comportamento.

                         Reti neurali e Intelligenza artificiale

Lo sviluppo dei congegni microelettronici, degli "integrati", ha permesso di realizzare delle nuove implementazioni circuitali che prendono ispirazione da quello che si immagina sia l'organizzazione del cervello. Si sono realizzate delle strutture di interconnessione di operatori di calcolo, anche complessi, come reti, con la caratteristica di permettere flussi di dati nelle varie direzioni.

Sono stati sviluppati vari algoritmi, con l'obiettivo di ottenere la massima efficienza dell'analisi dei dati, utilizzando delle tecniche "elastiche" o di auto adattamento, in modo da superare la rigidità di quei sistemi di trattamento dati che si basano su degli algoritmi precostituiti. E' evidente che un algoritmo progettato per affrontare una serie di elaborazioni di un certo tipo di dati, non sarà in grado di occuparsi di dati di altri contesti, proprio perché nasce con quei determinati limiti.

Le nuove impostazioni cercano di rendere il sistema in grado di adattarsi da solo al tipo di dati in ingresso. Una buona prova di ciò è che il percorso che tali sistemi vengono a seguire per l'elaborazione è spesso non solo non previsto dall'algoritmo iniziale, ma è del tutto impossibile seguirne l'evoluzione dall'esterno. Al punto che è necessario inserire delle "sonde" all'interno della struttura, se si vuole seguire il flusso delle operazioni.

Queste nuove implementazioni sono raccolte nella definizione di "intelligenza artificiale" in quanto apparentemente sono in grado di esplorare, in modo non previsto prima, nuovi criteri di analisi e soluzione in somiglianza con l'approccio ai problemi che opera l'intelligenza umana, ed in piccola parte anche animale. Si può facilmente prevedere che uno sviluppo della tecnologia verso elementi di calcolo sempre più complessi e veloci possa, ad un certo momento, permettere di costruire AI di "intelligenza" uguale o anche superiore a quella umana.

Si apre un importante dibattito, oggi, sulla pericolosità di una macchina che arriva ad essere più intelligente dell'uomo e che potrebbe decidere che l'uomo sia un nemico da combattere. Ma basterebbe staccare la spina per renderla impotente, ovvero l'uomo ha comunque sempre una connessione a quel "aldilà" di cui abbiamo accennato più sopra che, come vedremo parlando di arte, lo rende sempre e comunque superiore a qualunque macchina e quindi in grado di neutralizzarla.

Ma ritornando all'analisi di come si comporta il cervello, la schematizzazione a reti neurali è in effetti la struttura in cui i neuroni agiscono, e si presume che il loro funzionamento sia del tipo delle strutture artificiali che lo imitano.

                                        Il Cervello e l'Intelligenza

Abbiamo visto più sopra come il cervello tratta i dati che provengono dai sensi, ma non è soltanto questo, ovviamente, il suo compito. Quei dati servono ad acquisire la realtà tutto intorno per poter preparare le azioni che vanno intraprese per ottenere la piena funzionalità del corpo. Occorre controllare la muscolatura, i movimenti, le articolazioni, ecc. Più in là occorre garantire l'approvvigionamento delle risorse per il funzionamento del corpo, cioè respirare, bere, cibarsi ed espellere i rifiuti, provvedere alla continuità della specie. Insomma, il mestiere del vivere, che accomuna l'uomo agli animali, ed il cervello è la sede del coordinamento di tutte le funzioni, e nel cervello sono contenuti tutti gli algoritmi adatti a questi scopi, tutte le procedure codificate perché l'individuo sopravviva nel modo più efficiente possibile.

Per cervello intendiamo tutte le parti che contribuiscono a svolgere complessivamente tali compiti. Cioè gli emisferi destro e sinistro, il cervelletto, le parti comuni, ed in ultima analisi anche il cuore, perché anche nel cuore sono presenti parti dell'organo che determina il comportamento dell'essere. E' noto, infatti, che nei soggetti che hanno avuto il trapianto del cuore si verifica un certo travaso della personalità del donatore verso il ricevente.

Ecco, appunto, nel cervello sono contenute anche quelle parti che chiamiamo mente, psiche, memoria, sé, inconscio, coscienza, sensazioni, pensieri, ricordi, sogni, ecc.
In tutta evidenza queste funzioni vengono svolte, o risiedono, nella parte interna dell'organo. Ma se esaminiamo la struttura di queste zone non vediamo nessuna differenza con le altre parti periferiche. Quindi come davvero è possibile che tutti questi enormi ed ineffabili poteri siano lì, in quello spazio, in quella materia? Eppure devono essere in quel luogo, in quale altro posto, altrimenti?

L'essere umano ha molte più facoltà cognitive degli animali, infatti si dice che abbia un cervello più sviluppato, ma a vederli non sembrano tanto diversi, anche le dimensioni a volte non sono diverse, quindi ci deve essere qualcosa che attua queste straordinarie funzioni, che differenzia i settori, che permette all'essere umano di essere quella creatura dotata di quel raziocinio.

E ripetiamo che la risposta è: Noi siamo un software, o programma, che "gira" in un hardware, o struttura di elaborazione, biologico appositamente sviluppato per lo scopo.

Il cervello è un elaboratore, e ci sembra ovvio visto che trasforma i dati che riceve in altri che esegue. Come fanno appunto gli elaboratori che oggi utilizziamo. Allora se è un elaboratore cosa sono tutte le facoltà cognitive che vediamo esserne il prodotto? Oggi usiamo la parola software, o programma, per definirle. Si tratta di strutture virtuali, fatte non di materia, ma di informazioni, la loro azione è trasformazione di informazioni, o dati, attraverso una procedura adatta ad ottenere i risultati necessari.

Non c'è differenza tra il ricevere un suono o una immagine ed analizzarli, con l'elaborare un pensiero o un ragionamento. Sono azioni virtuali, fatte di bit nei calcolatori, e probabilmente fatte di bio-bit, per così dire, nel cervello. E allora tutto ciò che il cervello fa, tutte le funzioni che abbiamo elencato prima sono delle elaborazioni, sono dei software, dei programmi.

E qui ritorniamo al concetto delle configurazione dei moduli. Il cervello è un enorme agglomerato di celle tutte uguali che, se configurate con le appropriate matrici, esegue tutti i tipi di supporto per i programmi che, come si è detto, sono le facoltà cognitive del cervello stesso. Ci sarà allora una zona che si incarica di eseguire il sé, un'altra che amministra i ricordi, un'altra che elabora la parola, un'altra che esamina l'esterno per stabile il rapporto con il sé, ancora altre zone che si occupano di tutte le prerogative dell'essere senziente.

Quindi nelle varie zone cono cablati i vari programmi che di certo agiscono mediante la struttura neurale che i tecnici stanno cercando di imitare, tuttavia niente dall'esterno differenzia le varie zone del cervello, i ricercatori hanno soltanto visto che sotto vari stimoli alcune zone del cervello manifestano in modo statico una attività o con l'emissione di segnali elettrici, un sotto prodotto del funzionamento, o una variazione della permeabilità magnetica o della trasparenza alle onde elettromagnetiche ad alta frequenza, sempre un sottoprodotto.

                     Lo Sviluppo del cervello e delle sue facoltà cognitive

Riprendiamo ora il discorso sulla formazione e sviluppo della nuova creatura dopo il concepimento. I nuovo corpo si viene a formare attraverso le successive duplicazioni delle cellule, ma ad ogni duplicazione le nuove cellule presentano dei caratteri distintivi, che sono stati definiti dal Dna delle cellule stesse, in modo che lo sviluppo dell'organismo avvenga attraverso la formazione di tutte le parti che saranno necessarie all'organismo finale.

Il Dna è la fonte, o il canale del passaggio, delle informazioni che sovraintendono l'evoluzione dello sviluppo. Non è oggi chiaro come questo avvenga, è ovvio che in qualche posto ci debba essere uno schema costruttivo, e non risulta credibile che tale schema sia depositato nelle due celle originali, le diversificazioni che ogni nuova cellula deve avere nella costruzione dell'apparato finale sono così complesse che ciascuna cellula deve avere insita la propria specializzazione e quella di tutte le altre, por poter incasellarsi correttamente nella generale costruzione.

Da qualche parte deve quindi essere scritto lo schema generale, come deve esserci un coordinatore che informa ogni singola cellula di come si deve sviluppare e del suo posto e di come si deve connettere alle altre. Le informazioni che ci arrivano dall'altrove dicono che esiste un luogo, nel "aldilà", dove sono conservati tutti questi sistemi di controllo e che ogni organismo è collegato in permanenza con il proprio coordinatore, e che sia questo collegamento a permettere il normale svolgimento, la vita, dell'organismo in questione.

Per tutti gli esseri viventi, e se questa connessione viene a mancare l'organismo muore, non è più in grado di mantenere l'equilibrio tra i propri componenti. O anche, in certi casi, muore una parte dell'organismo, perché è venuta a mancare la funzionalità e la relazione con la parte principale. Manipolare quindi un organismo non è possibile se non si agisce sul modello di riferimento, durante la riproduzione dell'organismo stesso, il nuovo individuo continuerà ad essere pilotato con lo stesso modello di base, con le uniche varianti permesse dalla spontanea evoluzione di alcune caratteristiche dei genitori, come adattamento all'ambiente, mescolanza dei tratti tra madre e padre, o anche alterazione dovuta a cause esterne che si riflettono sul bagaglio di partenza nelle cellule iniziali, ma che verranno col tempo corrette con l'automatica eliminazione nelle generazioni future.

Il nuovo essere man mano che si sviluppa forma tutte le parti del corpo adulto, tra queste anche il cervello. Il compito del cervello, si è visto, è di analizzare attraverso i sensi l'ambiente e di elaborare la situazione e pilotare le parti del corpo per vivere.
I sensi non ci sono ancora e nemmeno gli arti ed i vari organi, si sviluppano un poco alla volta e le funzionalità del cervello aumentano di pari passo. L'embrione inizia a percepire qualcosa col tatto, con l'udito, per esempio. Sono solo impressioni, e via via si delineano sempre meglio fino ad incominciare ad accorgersi di esistere, ed inizia così ad interagire con il suo ambiente, in pratica comincia a muoversi nel grembo materno.

Alla nascita il corpo è completo, alcune parti subiranno ancora delle modifiche in seguito, ma la nuova creatura è autosufficiente, nel senso che potrà vivere al di fuori del grembo materno. Naturalmente dovrà essere aiutata dagli adulti, in alcune specie animali è già pronto per l'auto sussistenza. Per quanto si è visto sopra, il cervello dovrà essere in grado di esercitare le sue funzioni, le prime ad essere necessarie sono il coordinamento dei sensi e la gestione delle risorse e non le facoltà cognitive. Il nuovo essere avrà bisogno essenzialmente di protezione e di prendere conoscenza diretta con l'ambiente. I sensi infatti non sono ancora attivi, hanno minori funzioni, meno sensibilità, meno capacità di vedere, di udire e di sentire, ecc. Poi tutte le facoltà cognitive si affinano e si evolvono fino all'individuo adulto.

Il cervello cresce man mano che l'organismo si sviluppa, e crescono anche le facoltà cognitive dell'individuo. Cresce la sua intelligenza, ma come avviene? Si formano nuovi neuroni, ma sono sempre uguali, quindi si formano le interconnessioni virtuali che, perciò, potranno ospitare la modalità di funzionamento delle singole parti che saranno gli elementi della mente, nel suo complesso. E questo è il software di programmazione, che struttura l'ambiente in cui opera la zona che si incarica, come già detto sopra, di eseguire il sé, un'altra che amministra i ricordi, un'altra che elabora la parola, un'altra che esamina l'esterno per stabile il rapporto con il sé, ancora altre zone che si occupano di tutte le prerogative dell'essere senziente.

Il sistema si auto adatta. Con la crescita del cervello in dimensioni, quindi in numero di neuroni, gli operatori neuronali crescono, le funzionalità aumentano, ovvero il software aumenta di complessità, perché essendoci più elementi a disposizione il coordinatore dello sviluppo invia versioni di quella funzionalità, o software, sempre più potenti. Ecco che appare evidente un fatto incontrovertibile.

Quando tuttavia il cervello smette di crescere, assume la sua forma definitiva, e non ci sono più duplicazioni di cellule, il processo di sviluppo delle facoltà cognitive non si interrompe.

Basti pensare all'apprendere un'alta lingua, ad esempio, ciò richiede di inserire una serie di meta simboli nel cervello per operare il riconoscimento di quelle nuove aggregazioni di dati.

Allora come può il cervello svilupparsi senza crescere? La risposta è che sia in modo automatico, sia avvalendosi di un aiuto "esterno", il cervello rende la propria configurazione o software, più complessa, pur senza alterare la struttura fisica. E ciascuna parte delle proprie facoltà cognitive si auto adatta per migliorare sé stessa il più possibile.

In pratica possiamo immaginare di avere un sistema neuronale, organizzato in settori, che è in grado di evolversi proprio come tentano di fare gli scienziati con gli algoritmi di AI nei sistemi neurali di calcolo, con la differenza di una efficienza enormemente maggiore, e con la disponibilità di prelevare dal serbatoio del coordinatore "esterno", dal "aldilà", tutti i dati che richiede.

Da alcune fonti sembra di capire che il passaggio di questi dati avvenga tramite il nervo ottico, che questo agisca come un "modem", o "porta", tra il cervello e la fonte dei dati. Mentre sembra che l'interconnessione con il coordinatore dello sviluppo sia allocata nella ghiandola pineale, che influenza anche il nervo ottico, e che la matrice delle funzionalità, o programmi, che noi definiamo sentimenti, sia nel cuore, come gli antichi saggi avevano già scoperto.

Ora, la psicologia moderna è ben consapevole che nello sviluppo del bambino l'ambiente, l'educazione, i coinvolgimenti emotivi determinano notevoli influenze nel carattere e nel comportamento dell'adulto. Nello stesso tempo è ormai noto che certe malattie o certi incidenti producono danni irreversibili nelle facoltà cognitive dell'individuo. Il fisico, ed il cervello non sembrano aver subito danni, ma lo sviluppo cognitivo non procede come di norma.

Tipico il caso dell'autismo. Se per qualche ragione il passaggio degli aggiornamenti verso il cervello si interrompe o si altera durante lo sviluppo, il sistema auto adattativo allora si prende tutto lo spazio disponibile ed aumenta a dismisura alcune funzionalità. Tipicamente di contro a un sé, o a il rapporto verso gli altri esseri, ridotti o assenti, si forma invece un allargamento della capacità dei sensi e del trattamento delle funzioni logiche, inclusa la matematica, che sono già presenti nelle prime fasi di sviluppo, perché sono necessarie per imparare, per esempio, il linguaggio, e per il funzionamento del fisico.

Ebbene il processo evolutivo delle facoltà cognitive, dello sviluppo delle capacità del cervello avviene con l'aggiornamento continuo di software sempre più evoluto per ciascuna delle zone designate ai vari compiti, o facoltà cognitive.


Se avviene che un elemento forzi le reazioni a determinati stimoli con azioni non ancora ben delineate, può succedere che vengano richieste risorse supplementari dal serbatoio di dati per fronteggiare tali forzature, Ma lo spazio è quello che è, ancora in via di sviluppo, quindi la crescita di quelle specifiche funzionalità va a scapito delle altre che, quindi si sviluppano di meno, o per niente del tutto.

Avviene questo anche quando l'organo è sviluppato, ma questo ha maggiori difese, che però, se sono vinte, i programmi indotti vengono anche qui ad invadere la altre zone del cervello con i nuovi meccanismi sollecitati dalla forzatura esterna. E stiamo parlando di azioni meccaniche, per così dire, lasciamo ad altra sede il discorso visto dalla prospettiva della psiche, che ne è il risvolto visibile nel comportamento esterno.

Nota. E' opportuno citare il grande filosofo Renato Cartesio, in francese René Descartes (La Haye en Touraine (oggi Descartes), 31 marzo 1596 – Stoccolma, 11 febbraio 1650), è stato un filosofo e matematico francese. È ritenuto fondatore della matematica e della filosofia moderna. Cartesio estese la concezione razionalistica di una conoscenza ispirata alla precisione e certezza delle scienze matematiche a ogni aspetto del sapere, dando vita a quello che oggi è conosciuto con il nome di razionalismo continentale, una posizione filosofica dominante in Europa tra il XVII e il XVIII secolo.
Cartesio era molto interessato all'anatomia e alla fisiologia umana. Egli tratta largamente della ghiandola pineale, in particolar modo nel trattato De homine e nel suo ultimo libro Le passioni dell'anima. Relazione tra la percezione e la ghiandola pineale secondo Cartesio. Il punto di vista del "De homine" è puramente meccanicistico: in esso infatti Cartesio vede il corpo come nient'altro che una macchina le cui funzioni sono riducibili ai principi fisici della meccanica classica.

«Articolo 32
Come si vede che questa ghiandola è la principale sede dell'anima.

Mi sono convinto che l'anima non può avere in tutto il corpo altra localizzazione all'infuori di questa ghiandola, in cui esercita immediatamente le sue funzioni, perché ho osservato che tutte le altre parti del nostro cervello sono doppie, a quel modo stesso che abbiamo due occhi, due mani, due orecchi, come, infine, sono doppi tutti gli organi dei nostri sensi esterni. Ora, poiché abbiamo d'una cosa, in un certo momento, un solo e semplice pensiero, bisogna di necessità che ci sia qualche luogo in cui le due immagini provenienti dai due occhi, o altre duplici impressioni provenienti dallo stesso oggetto attraverso gli organi duplici degli altri sensi, si possano unificare prima di giungere all'anima, in modo che non le siano rappresentati due oggetti invece di uno: e si può agevolmente concepire che queste immagini, o altre impressioni, si riuniscano in questa ghiandola per mezzo degli spiriti che riempiono le cavità del cervello; non c'è infatti nessun altro luogo del corpo dove esse possano esser così riunite, se la riunione non è avvenuta in questa ghiandola»


In quell'epoca le nozioni scientifiche erano veramente limitate, quindi le spiegazioni proposte da Cartesio erano e sono soggette a correzioni e critiche. E' il principio generale che importa, oggi la sua visione non sarebbe molto lontana da quanto stiamo dibattendo qui in questo saggio. Di notevole importanza è la spiegazione della funzione della ghiandola pineale, già conosciuta dagli antichi e mal considerata oggi, anzi oggi vi sono molti agenti chimici nell'ambiente che ne inibiscono il funzionamento, in misura quasi sospetta, perché è ormai piuttosto evidente che l'azione di questa ghiandola supera le normali convinzioni della scienza.

La ghiandola pineale produce ciò che e' comunque conosciuto come DMT, sostanza in grado di portare l'individuo ad avere viaggi extra dimensionali, e extra temporali.
Ciò accade di notte durante i sogni, quando la ghiandola pineale e' maggiormente attiva. Apparentemente, ad oggi non si da' molta importanza al terzo occhio come in passato, ciò ha portato ad una atrofizzazione graduale di tale organo ed alla perdita di valori "obsoleti" quali la spiritualità, l'amore per il prossimo, ma ciò coincide "incredibilmente" anche con un rimbambimento delle masse.

                                                     Il Sé

Da Wikipedia: Il Sé, dal punto di vista introspettivo, è considerato il nucleo della personalità, indicato col pronome di terza persona singolare per distinguerlo dall'ego, cioè dalla sua immagine riflessa nella quale la coscienza normalmente si identifica. Pur assumendo diversi significati in ambito psicologico, educativo, sociologico, filosofico e teologico, rappresenta generalmente il principio superiore dell'individuo, di cui secondo un'interpretazione esoterica porterebbe iscritto il destino e le linee guida della sua condotta esistenziale.
La coscienza di sé è anche la caratteristica primaria che differenzia l'intelletto degli uomini dalla mente degli animali, i quali non possiederebbero il pensiero, ma solo la sensazione di esistere...


Il grande scrittore, mancato nel 1982, Philip Kindred Dick, che in vita era esclusivamente noto nell'ambito della fantascienza, ma crebbe di fama notevolmente presso la critica ed il grande pubblico dopo la sua morte, in patria come in Europa (in Francia e in Italia negli anni ottanta divenne un vero e proprio scrittore di culto, anche in seguito al successo del film Blade Runner del 1982, liberamente ispirato ad un suo romanzo), ha, tra l'altro, scritto una interessante novella gThe Impostorh, L'Impostore.

Nota: Impostore è un racconto ambientato in un futuro alternativo in cui la Terra è in guerra con una specie aliena. Il protagonista è Spencer Olham, uno dei migliori scienziati terrestri intento a sviluppare armi contro gli invasori. Il racconto descrive gli ultimi giorni di Olham che viene braccato dalla polizia, dato che questa ritiene che il vero Spencer Olham sia stato sostituito da un androide alieno progettato per uccidere un governatore terrestre tramite una bomba impiantata nel suo corpo. Olham durante tutto il racconto scappa dalla polizia e cerca in tutti i modi di trovare un modo per poter provare la sua identità e quindi evitare l'eliminazione da parte della polizia. La storia si conclude quando Olham cercando di trovare la nave aliena, precipitata sulla Terra, per dimostrare a tutti di essere un vero essere umano, trova invece i resti del vero Olham. Al rendersi contro di essere davvero un androide, esplode distruggendo il pianeta Terra.

Questo racconto sottolinea molto bene la natura ad un tempo misteriosa ed ineffabile del sé. A quel tempo l'autore non conosceva ancora le implicazioni offerte dal progresso della scienza informatica, questa era solo alle origini e non poteva ancora offrire nessun aiuto all'esplorazione dei comportamenti "virtuali". Ma P.K.Dick aveva intuito che il sé non era una funzione del cervello, dell'uomo, così assoluta, poteva essere un qualcosa di ingannevole che, ruotando il punto di vista dell'osservazione e della sua analisi, poteva rivelarsi inconsistente ed irreale. Il protagonista del racconto era convinto di essere il vero Olham, ma come poteva esserlo? Aveva tutti i ricordi del vero Olham e quindi credeva di essere colui. Ed il vero Olham dove era andato? Dove era il suo sé? A questo l'autore non risponde, si limita a proporre il problema.

Cerchiamo di Chiarire.
Un episodio personale. Ero andato, con un viaggio di lavoro, a Toronto, e la persona che dovevo incontrare, un amico, mi aveva dato un cd musicale. A quel tempo c'erano soltanto lettori di cd portatili, per sentire musica. Alla sera, in albergo, dopo coricato, avevo iniziato ad ascoltare la musica con il lettore di cd appoggiato sul cuscino di fianco.

Ad un certo punto mi sveglio che era già mattina inoltrata, e noto che il lettore di cd non c'è più. Mi alzo e vedo che sul tavolo c'erano i resti della colazione, arrivata e consumata, che non
avevo ordinato la sera prima. Mi guardo attorno e vedo che la mia valigia era stata disfatta e gli abiti messi in ordine, ma la porta della camera era chiusa con il chiavistello di sicurezza. Panico. Mi informo su chi avesse ordinato la colazione: sono stato io e mi si dice che ho aperto la porta della camera per accogliere il cameriere che l'ha consegnata. Sonnambulismo. Io avevo fatto le cose come al solito, ma il mio sé continuava a dormire e, dopo colazione, ero ritornato a letto, guidato dal ritmo circadiano.

Sin da piccoli ci siamo abituati a considerare il "noi" come quella "cosa" che formula continuamente dei pensieri. Quel qualcosa che è nel cervello, e sappiamo questo perché la percezione di dove si svolge questa attività la sentiamo localizzata nella testa, anzi a dire il vero appena un poco al di sopra della testa. Quindi il fatto di pensare ci mantiene la consapevolezza del sé. Renato Cartesio, (La Haye en Touraine (oggi Descartes), 31 marzo 1596 – Stoccolma, 11 febbraio 1650), è stato un filosofo e matematico francese.) diceva: "Cogito ergo sum", "Penso dunque sono".

Tuttavia ad un certo punto, di solito alla fine della giornata, la nostra consapevolezza dell'esistere svanisce, semplicemente ci mettiamo a dormire. Il nostro cervello non pensa più, il nostro sé scompare e "noi" svaniamo dall' "esistenza". E dove siamo? Non ci siamo più perché non pensiamo più? Ma il nostro corpo, lo stesso cervello, non svaniscono per nulla, sono lì, che dormono, ed in alcuni casi, come detto sopra, agiscono per conto loro. Siamo il "noi" a non esserci più, e dove siamo andati e come facciamo a ritornare?

Ecco il più grande mistero che ha da sempre, anzi più precisamente da lungo tempo, angosciato l'essere umano, perché se quando dormiamo il nostro sé svanisce, per poi ritornare al risveglio, quando moriamo, quando non ci svegliamo più, tutto il "noi", tutta la nostra vita, tutti i nostri ricordi, le nostre esperienze svaniscono?

Dovremmo fermarci a riflettere un attimo, se al risveglio dopo il sonno tutto il "noi" ritorna, non è possibile che questo avvenga anche quando moriamo?
 

Tutto il "noi" è da qualche parte, pronto a ripresentarsi, come al risveglio. Cosa è cambiato? Quello che cambia è solo il tempo o luogo del risveglio. Si potrebbe forse dire che tutto il "noi" stia nel cervello, ma cosa dire quando un soggetto ritorna da uno stato di morte apparente dove il cervello ha smesso di funzionare? E non di morte fisiologica dove il corpo continua e funzionare e l'elettroencefalogramma è piatto, perché, come stiamo vedendo, il cervello potrebbe solo essere in stasi temporanea. Come di sicuro è avvenuto, per esempio, in quelle pochissime persone che sono rimaste congelate a temperature molto sotto lo zero e che poi sono ritornate in vita?

Facciamo un'analogia. Io sto davanti al computer e sto usando un programma di simulazione della realtà, o se vogliamo, un video gioco, dove io ho inserito alla partenza i dati che ho ricavato della mia stessa persona. Ora, io impongo al gioco le direttive che desidero e questo realizza la propria sequenza di comportamenti interagendo, mediante le mie direttive, con gli altri programmi impostati da altri giocatori interconnessi col il mio computer. Ma non sto tutto il giorno a giocare, periodicamente esco dal programma e spengo il computer.

Quando lo riaccendo il gioco riprende da dove era rimasto e prosegue da quel momento. Decido ad un certo punto, o vengo escluso per la situazione che si è verificata durante il gioco, di concludere la partita. Stop. Morte. Quindi raccolgo i dati, i punteggi, ed il decorso del gioco e con questo fatto assorbo l'intera esperienza del gioco stesso. Il gioco aveva, inserito all'interno del proprio software, anche un particolare sotto programma chiamato "sé" che gli serviva per interagire con gli altri programmi, per determinare la precedenza tra le azioni da eseguire e per effettuare le scelte, nelle varie circostanze incontrate, che tendessero in primo luogo alla propria sicurezza.

Allora? Non è questo quadro esattamente quello che siamo noi? Il software dotato del sé che interagisce con le altre entità e che va in stasi quando è l'ora del riposo, e alla fine si fonde nel SE' Superiore che siamo sempre noi, ma al di fuori del computer?
Il "sé" virtuale, è vero, svanisce, ma era solo un artificio, non aveva alcuna importanza, serviva solo al coordinamento. Quel sotto programma aveva una immagine di sé stesso molto forte, aveva insita una importanza esagerata della propria esistenza, ma NON era il giocatore, ne era solo lo specchio, l'esecutore, quindi il suo annullamento non era la morte, ma solo l'accantonamento di uno strumento non più utile. E tutto ciò che riguarda il personaggio di me nel gioco viene semplicemente messo in stasi al momento di spegnere il computer, di farlo dormire.

E nel momento in cui il nostro vero "noi", quello che sta dall'altra parte, acquisisce il sé che ha giocato quel ruolo, noi ci svegliamo come dal sonno, ma non siamo più il sotto programma utilitario, raccogliamo l'intero bagaglio di esperienze già vissute con il nostro vero "noi". In altre parole ci ricordiamo d'un tratto di cosa siamo veramente, di quanto veramente siamo grandi, non solo quel piccolo individuo, ma l'insieme di tutte le nostre esperienze e vite che abbiamo vissuto in tutti i tempi e l'esistenza appena conclusa sarà un lungo e vivido ricordo, perché è nel reame dei sogni, ovvero nella memoria di back-up, che si svolge tutta l'esistenza del nostro "noi" della vita che ora qui percepiamo come reale.

Il risveglio del mattino è semplicemente il trasferimento del sistema operativo del sé, e di tutti i dati associati, dal back-up alla mente, dove riprende il ciclo messo in stasi e con cui immaginiamo di ritornare ad essere quel "noi" a cui siamo abituati. Se avviene uno scambio, per un errore il back-up di un altro viene copiato al posto del nostro, non ci rendiamo nemmeno conto che quel "noi" è improvvisamente diventato un "altro" diverso, il nostro sé ci fa credere allora di essere quell'altro e continua a farci credere di essere al centro del nostro mondo. Come è successo al personaggio della novella di P.K.Dick che abbiamo visto più sopra.

                                                      L'Ego

Da Wikipedia: L’io, in psicologia, rappresenta una struttura psichica - organizzata e relativamente stabile - deputata al contatto ed ai rapporti con la realtà, sia interna che esterna.
Caratteristiche concettuali:

Esso organizza e gestisce gli stimoli ambientali, le relazioni oggettuali ed è il principale mediatore della consapevolezza. Si può immaginare l'Io come il gestore centrale di tutte le attività psichiche, che rivolge verso sé stesso e verso l'ambiente esterno generando, appunto, la consapevolezza propria e della realtà.

Mentre il Sé enuclea la persona nella sua totalità rispetto all'ambiente, l'Io, inscritto nel Sé, è la struttura che percepisce se stessa ed entra in relazione con altre persone (con il "loro" Io), distinguendole come "non-Io".

Egoismo. Per egoismo si intende un insieme di atteggiamenti e comportamenti finalizzati unicamente, o in maniera molto spiccata, al conseguimento dell'interesse del soggetto che ne è autore, il quale persegue i suoi fini anche a costo di danneggiare, o comunque limitare, gli interessi del prossimo (questa è già un'accezione peggiorativa dell'egoismo). La radice del termine è la parola latina ego, che significa io. Il comportamento opposto all'egoismo è l'altruismo.


In psicologia l'ego viene assimilato all'io, alla consapevolezza di sé, per indicare invece gli atteggiamenti di interesse verso la propria persona viene usato il termine egoismo. Che tuttavia ha una connotazione negativa, quasi fosse una caratteristica deleteria. Intendo separare nettamente il valore dell'ego, e le sue implicazioni, da ciò che viene normalmente chiamato l'io, oppure il sé.

Infatti l'ego è un sottoprogramma del sé, è la parte che nell'esaminare tutto ciò che proviene, tramite i sensi, dall'esterno, sceglie sempre le condizioni più adatte al vantaggio dell'organismo di cui fa parte. E' una sentinella che vigila per difendere gli interessi comuni delle componenti del proprio organismo, è quindi molto utile per il corretto equilibrio della persona. Non stiamo qui valutando l'aspetto psicologico del rapporto che abbia l'ego con l'esterno e come possa condizionare il comportamento.

Qui lo vediamo come una funzione dell'organismo, del tutto naturale, come in ogni moderno elaboratore esiste un programma supervisore che controlla cosa accade nell'hardware ed interviene se sta sorgendo una situazione potenzialmente pericolosa. Insomma si tratta del reparto "sicurezza", con i suoi poliziotti, forse un po' autoritari, ma utili a dipanare le difficoltà. Allora perché l'accezione negativa?

Si parla di egoismo e non di ego, ma sempre di ego si tratta, quando tale atteggiamento supera i valori comunemente accettati del normale comportamento dell'essere umano, valori che possono anche essere patologici e che possono causare notevoli danni alla comunità. E che sono la caratteristica che hanno in comune tutti i capipopolo ed i leader, che a vario titolo credono di essere destinati al dominio, ma sono soltanto stati programmati male.

Si è visto che è vero, come hanno messo in evidenza i padri della psicoanalisi, che il bambino può essere fortemente condizionato dell'ambiente. In particolare le varie facoltà cognitive che si stanno sviluppando sono in secondo ordine di importanza rispetto al sé, questa funzione è la più importante, in questo momento, perché il bambino deve trovare la propria collocazione nell'ambiente. Una delle scelte che deve affrontare è, tra l'altro, il proprio sesso, inteso non fisicamente, ma come atteggiamento.

Ed allora quando una condizione forza il bambino a bloccare le proprie naturali necessità ed aspirazioni ad inserirsi nel mondo, il suo sé prende il sopravvento e, di conseguenza, il suo ego, per difendere l'intero organismo, si ingigantisce e porta via lo spazio alle altre facoltà cognitive del cervello, sino a volte a rendere il futuro comportamento come dominato dal solo ego, o egoismo, sfociando all'estremo in una psicopatologia.

Si tratta dell'alterazione non dissimile come processo a quella dell'autismo, ma avvenendo in un altro stadio dello sviluppo produce un risultato molto diverso. Anche altre patologie o devianze dalla norma, che gli psicologi hanno attentamente studiato, hanno origine in questa caratteristica del cervello di estendere alcune sue funzionalità a scapito di altre, modificando semplicemente la programmazione delle proprie reti neurali. Non sempre in modo dannoso, basta pensare a come l'udito viene potenziato in caso di cecità. Non è certo l'orecchio a cambiare, è il software del senso dell'udito che invade zone del cervello non più in attività e migliora la propria capacità di analisi, forse anche andando ad utilizzare funzionalità spaziali tipiche della vista, ormai inutilizzate.

                                                        L'Arte

Per quanto grande ed intelligente un elaboratore possa diventare, per quanti sotto insiemi possa avere e per quanta velocità si possa raggiungere, esiste un preciso limite a quello che può fare. Ecco, il software che potrà implementare è sempre un algoritmo, è sempre un sistema con un numero "finito" di soluzioni, per quanto grande, di conseguenza il risultato dei suoi calcoli sarà sempre prevedibile, anche se con difficoltà.

Nota: finito nel senso di non infinito.

Quando si è parlato di AI e di reti neurali si è detto che dall'esterno spesso non si può conoscere la strada intrapresa dal sistema per raggiungere il risultato. Ma il risultato stesso, di per sé, è solo la conseguenza dell'algoritmo, assumendo i dati di partenza, non ha importanza come ci si arriva, è prevedibile che ci si arrivi prima o poi e il risultato sarà sempre e solo quello. Anche se inseriamo all'interno dell'algoritmo una scelta stocastica, che permetta di esplorare varie possibilità, l'aleatorietà di questa scelta è anch'essa "finita" poiché si tratta di un valore e non di una astrazione.

Questa è la ragione per cui il cervello, uno qualunque, sarà sempre più avanzato di qualunque computer, perché il cervello è in grado di trovare delle soluzioni che sono al di fuori di quanto sia prevedibile. Il suo collegamento al "aldilà" gli permette di uscire dalla prevedibilità della scelta di quella determinata soluzione voluta dall'algoritmo del funzionamento del cervello che, comunque si voglia, ha una dimensione "finita", e di trovare una soluzione imprevedibile.

E' con l'arte che l'essere umano manifesta e dimostra la sua superiorità, e ogni singolo essere in qualche misura è in grado di crearla, non solo i grandi artisti che si sono distinti nelle varie discipline. Non conta, in questa sede, la grandezza, dell'opera prodotta, conta la presenza stessa di una opera.

Da Wikipedia: L'arte, nel suo significato più ampio, comprende ogni attività umana – svolta singolarmente o collettivamente – che porta a forme di creatività e di espressione estetica, poggiando su accorgimenti tecnici, abilità innate o acquisite e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall'esperienza. Pertanto l'arte è un linguaggio, ossia la capacità di trasmettere emozioni e messaggi. Tuttavia non esiste un unico linguaggio artistico e neppure un unico codice inequivocabile di interpretazione.


Prendiamo ad esempio la fotografia di un bel paesaggio fatta con i moderni eccellenti apparecchi digitali. Questa riprende, supponiamo, un paesaggio con una radura al centro, da un lato un bosco, dall'altro le prime pendici di una montagna, in alto un cielo terso e luminoso, ed in fondo le creste di montagne innevate. E' Arte? No.
E' un bel quadretto. Ora supponiamo che il fotografo colga il momento in cui sul bosco ci sia ancora il sole, che nella radura un uomo nudo con una lancia in mano stia correndo per mettersi al riparo, dall'altra parte si stia scatenando una tempesta con dei fulmini ed una belva spaventata e pericolosa stia inseguendo l'uomo.

Questa è un'opera d'arte
, perché: C'è la bellezza estetica, il paesaggio. C'è l'abilità, il fotografo ha atteso o provocato il momento opportuno. C'è il messaggio, il fotografo ci avvisa che è pericoloso farsi cogliere dalla tempesta. C'è l'emozione, noi siamo coinvolti a vivere l'angoscia del pericolo di vita del fuggiasco.

                                                     L'Estetica

L'estetica è quel ramo di ricerca filosofica che ha lo scopo di capire cosa sia la "bellezza". Sono stati scritti innumerevoli documenti sin dall'antichità, sono stati studiati schemi e formule, anche matematiche, per definirne i canoni, tuttavia, per ora, non è emersa una definizione, un modello definitivo. A noi pare che il problema vada affrontato non nel tentativo di dare valore ad una classificazione dei gusti del ricercatore e di chi è intervistato per fornire dei pareri, o a cosa altri ne abbiano scritto delle proprie conclusioni, come avviene di solito.

L'estetica non è misurabile e nemmeno classificabile, l'unico modo, a nostro parere, è di valutare quanto e come l'oggetto in esame sia conforme all'assoluto. Quale assoluto? Quello che è innato in ogni oggetto che vediamo esistere al di fuori del nostro intervento. Bellezza è quella cosa che è perfetta nella sua realizzazione spontanea. Bellezza è un fiore, un albero, un sasso, un paesaggio incontaminato, una nube, un animale, un essere umano. Il "tipo", il prototipo, o meglio, la fusione ideale di tutti i campioni rappresentanti di quella categoria, per estrarne l'essenza, Non ci sono per l'uomo persone più belle, razze più belle, ma solo persone che si avvicinano al modello, ricavato dalla totalità delle singole unità di quella fisionomia, di quella razza, di quella origine genetica.

Un accordo sonoro armonico è bello, un accordo dissonante è brutto. Perché? Perché l'assoluto dei rapporti tra le frequenze dei suoni ce lo dice, qui si tratta di un assoluto diretto, tutti gli esseri umani hanno questi valori innati, come nel gusto, nel tatto, ecc. Questo è la "bellezza", questa è l'estetica. Per essere arte, quindi occorre che l'oggetto, o l'espressione della propria opera che si offre, presenti un aspetto "bello", che si possa comparare a un tale prototipo, qualunque tema si stia trattando.

L'assoluto indiretto, invece, viene elaborato dagli stessi sensi e potrebbe anche essere diverso tra le persone o almeno tra gruppi di persone. Infatti l'arte non è sempre diretta ed immediata, in alcuni casi per una corretta fruizione occorre una certa preparazione. Vediamo come intendiamo l'assoluto indiretto, esaminando il senso dell'udito e della vista per come operano.

L'udito è in grado di percepire 36 intervalli di ottave e 10 ottave circa di vibrazioni sonore, e si può ritenere che l'analisi delle frequenze e delle intensità avvenga ad intervalli, di una ventina di volte al secondo. Per le considerazioni seguenti si può ritenere che i suoni percepiti dalle due orecchie vengano sommati ed avremmo quindi circa 7000 valori da esaminare, in modo continuo, cioè l'organo dell'udito elabora in permanenza quello che riceve. Se il cervello è occupato in qualche attività molto intensa, potrebbe non "sentire", ma sarebbe solo non stare attento ai suoni.

La parte circuitale, per così dire, che si occupa dell'udito, nel cervello, continua a confrontare questo pacchetto di dati, cioè lo "spettro acustico cubico" dove vi sono rappresentate nell'asse x le frequenze, nello y le intensità e nello z le variazioni in quell'intervallo di tempo, con gli "spettri acustici cubici" di riferimento che già sono in memoria. Il confronto avviene in parallelo, tutti i moduli in memoria vengono confrontati con gli stessi nuovi pacchetti di dati nel medesimo momento. Si può immaginare la complessità della struttura del cervello che opera questa comparazione, tenendo conto che questa struttura è elastica, come vedremo più avanti, e non può che essere delineata tra i neuroni del cervello che si occupano dell'udito in forma virtuale, o software. Da considerare anche l'enormità del numero di informazioni da mantenere in memoria, che molto probabilmente, non siamo ancora in grado di appuralo, sono conservate qui, come nelle altre parti del cervello in forma di qbit, ovvero bit quantistici.

Ogni volta che il nuovo pacchetto di dati che viene confrontato con i riferimenti trova una certa corrispondenza, questo risultato viene inviato alla parte del cervello che ne cura l'aggregazione con altri, a seconda del tipo di riferimento sia stato riconosciuto. Quando nessun riferimento viene riconosciuto il nuovo valore diventa un nuovo riferimento disponibile per le future comparazioni. Quando il nuovo pacchetto di dati viene riconosciuto, questo viene sommato al riferimento stesso, contribuendo quindi ad affinare la proprietà stessa del riferimento.

Si tratta di una auto regolazione dell'essenza stessa del riferimento che ottiene nel tempo la migliore definizione possibile di tale riferimento, l'assoluto indiretto.


Nota: Facciamo notare che questo meccanismo appena presentato non è dissimile a come opera il cervello nel trattamento delle informazioni astratte, secondo il metodo chiamato "logica aristotelica". Abbiamo presentato un saggio che ne studia la disciplina,"Critica della Logica Lineare".

I riferimenti sono ogni sequenza di suoni, per esempio i fonemi del parlato, i suoni degli strumenti musicali, i timbri della voce, le voci delle persone che si conoscono, i suoni della natura, come il vento o il flusso dell'acqua, ecc. Ogni fonema ha anche una sua gamma di frequenze, quindi il numero va moltiplicato per tulle frequenza possibili e per tutte persone che si conoscono. Ogni modulo elementare, quando la comparazione è avvenuta, restituisce l'informazione sia della corrispondenza che la distanza tra il valore ottimale ed il valore effettivamente riscontrato, effettua l'autocorrelazione attraverso un prodotto matriciale tra i pacchetti dei dati in arrivo ed i riferimenti. I riferimenti sono una quantità enorme, considerando che il sistema fa continuamente l'aggiornamento, tuttavia esiste un limite.

Ad esempio quando si impara una lingua nuova, occorre avere i fonemi tipici di quella lingua, che sono appresi gradualmente, l'organo dell'udito li incorpora un poco alla volta, e poi li decodifica con facilità crescente. Sono stati aggiunti altri riferimenti, i nuovi fonemi. Col tempo si vengono poi a cogliere anche le particolari sfumature dell'accento delle singole parlate. Se però non si usa più quella lingua, gradualmente si perde la facilità del riconoscimento, non si capisce più quel parlato, l'organo ha eliminato lo spazio dedicato a quei fonemi tipici.

L'organo della vista si comporta in modo simile, dove i riferimenti sono dei pacchetti di dati ricavati dalle immagini che l'occhio vede di continuo, e che molto probabilmente sono frutto di una elaborazione di compressione per ridurne la quantità. Forse tutte le elaborazioni sono fatte con dei meta-dati, che vengono riconvertiti in immagini quando vengono presentati al cervello. E' necessario rendersi conto di quanto gigantesca sia la struttura che si occupa dei riferimenti visivi, di quante e quali forme fanno parte del bagaglio di impressioni che di continuo la vista valuta, ad esempio l'estrema precisione e sottigliezza con cui la vista riconosce i volti umani, visti da varie angolazioni, e da varie distanze. Dispone di un enorme numero di riferimenti, e sono tutti ricavati un poco alla volta, cioè le parti del cervello, i circuiti ed il software, che si occupano di questa attività, riconfigurano di volta in volta, come per i suoni, la propria struttura, continuamente.

Osserviamo per esempio che siamo in grado di riconoscere con precisione le persone che ci stanno attorno, ma se andiamo tra altre popolazioni non siamo più in grado di riconoscere la gente. Le persone di altre razze ci sembrano dapprima tutte uguali, ma poi, gradualmente, cogliamo anche in loro i segni che le differenziano, che ci sfuggono a tutta prima. La vista si auto adatta, i circuiti neurali si auto configurano con i nuovi riferimenti. Per evidenziare questa modalità basta pensare che se vediamo una nostra fotografia di profilo, il più delle volte non ci riconosciamo nemmeno, noi stessi, perché non abbiamo quel riferimento, anche se ci guardiamo allo specchio, come stavamo facendo all'inizio di questo saggio, ci vediamo di fronte e non possiamo mai vederci di profilo.

Quindi quando vediamo, per esempio, un volto umano lo collochiamo subito nella categoria appropriata, come morfologia, ed immediatamente lo definiamo bello o brutto, perché ne cogliamo la distanza con il prototipo di volto bello, che deriva dalla fusione delle qualità di altre centinaia di volti che abbiamo visto. Il bambino non ha questa sensibilità: per lui i genitori sono bellissimi, non ha altri riferimenti, poi in seguito avrà la possibilità di rivedere il proprio giudizio. Per i suoni è la stessa cosa, il bambino troverà celestiale il canto della mamma, e soltanto dopo potrà scoprire che magari stonava e altre persone hanno una voce più bella, e, nello stesso tempo, alcune composizioni musicali e o strumenti musicali, li troviamo belli solo dopo aver sentito molte volte quel tipo di musica e saremo in grado di coglierne la bellezza.

                                        L'Abilità ed il Messaggio

L'abilità ed il messaggio sono essenziali nell'opera d'arte. La manifestazione verso gli altri delle proprie idee, o dei propri pensieri non è certo un'opera d'arte, è qualcosa che tutti fanno di continuo ed essere capaci più o meno di altri di fare qualcosa è il normale modo di interagire con l'esterno di qualunque essere. Si sono visti elefanti che dipingono quadri, veri quadri, con i pennelli impugnati dalla proboscide, copiando dei soggetti. Sembra incredibile, eppure quello che fanno ha una sua ruvida bellezza, per così dire. E' indubbia abilità, qualcuno li ha addestrati, essi sono diligenti, ma non hanno nessun messaggio da trasmettere, al massimo colui che ne fa un filmato trasmette un messaggio.

L'abilità è necessaria in senso lato, se si vuole far sentire agli altri una propria composizione musicale bisogna saper suonare uno strumento, se si vuole fissare su un foglio una certa espressione immaginata per un volto bisogna saper disegnare. E tanta maggiore abilità si acquisisce, tanto migliore è il veicolo attraverso il quale possiamo trasmettere il nostro messaggio. Tanto è vero che chi acquisisce una maestria nell'esercizio di qualche abilità manuale viene chiamato artigiano. Cioè capace di creare l'arte. Il raggiungimento di un qualche traguardo tecnologico viene chiamato "stato dell'arte". Anche se di arte ha soltanto la disciplina dell'abilità.

L'artista compie la sua opera per uno scopo, può essere una liberazione da un tormento interiore, o la condivisione con gli altri di una rivelazione, o la magia di una ispirazione improvvisa, o anche la prosaica ricerca di un compenso, che non esclude però lo spirito artistico complessivo dell'opera d'arte. Innumerevoli artisti del passato sono stati ricompensati dai mecenati o dai clienti per le loro opere, ma la vera arte non è quasi mai stata sottomessa ai voleri dei committenti. Quasi sempre, loro nonostante, sono sfuggiti al loro controllo messaggi affatto diversi da quelli voluti, messaggi che gli artisti hanno sentito di dover esternare a qualunque costo.

                                              L'Emozione

Ed ora vediamo di cosa si tratta l'emozione. Innanzi tutto è necessario fare un'indagine su cosa sia l'emozione e come il cervello venga influenzato da un tale impulso, come possa percepire questo stato emotivo attraverso i sensi. Non esiste un senso specifico sensibile all'emozione, sono i normali sensi che forniscono dei dati che il cervello poi trasforma in quello stato di eccitazione che definiamo emozione. Sì, si tratta di eccitazione, è una condizione tipica umana, non è presente negli animali, è uno stato che viene a formarsi in diverse condizioni, e anche con l'assunzione di opportune sostanze.

Se è facile comprendere come certi composti chimici possano provocare alterazioni, e come anche certe tecniche, semplicissime, di sollecitazione del tatto le possano provocare, come le pratiche amorose, o il più modesto scambio di tenerezza tra la madre ed il bimbo. Non è invece chiaro il meccanismo attraverso cui un'opera d'arte sia in grado di suscitare uno sconvolgimento di quella portata, a volte anche drammatico. La scienza ha oggi riscontrato che il cervello o altri organi ad esso connessi, secernono delle molecole che quando circolano nel cervello stesso innescano quello stato di alterazione che sono le emozioni.

Non ci sono diversi tipo di emozioni, lo stato è unico, ma sono le condizioni che l'hanno provocata che colorano, per così dire, l'emozione stessa, che noi sentiamo e che di volta in volta può procurare piacere, dolore, angoscia, paura, amore o atri sentimenti. In pratica sarebbe come se il ciclo del funzionamento del cervello aumentasse di velocità comprimendo le normali sensazioni  per ingigantirle.

Cosa le provoca? Ritorniamo ad utilizzare per analogia il processo esecutivo dei moderni computer. Questi hanno, tra le altre, due strutture che operano al livello più basso, nelle fondamenta, il "sistema operativo dell'hardware" ed il "kernel". Il primo è statico e raccoglie tutte le modalità di accesso degli organi fisici del computer per il mondo del software. Il secondo è un programma ciclico che va a sentire gli stimoli, o "interrupt", che provengono dalle periferiche, che segnalano in questo modo all'unità centrale che sono intervenuti dei nuovi fatti da esaminare.

Il cervello opera nello stesso modo, abbiamo visto sopra in dettaglio come operano le strutture di due sensi e questo è simile al sistema operativo hardware, mentre il kernel è una funzione del sé che è sempre, o quasi sempre, vigile durante la veglia, in attesa degli stimoli che provengono dai sensi. Quando i sensi trasmettono uno stimolo richiedono quindi l'attenzione del cervello, che inizia così ad esaminarli.

Però di stimoli ne arrivano di continuo, e sono per lo più lo stesso stimolo che perdura nel tempo. Quindi il kernel del cervello confronta ciclicamente ogni stimolo che riscontra con quelli appena ricevuti prima. Se sono molto simili o uguali, ignora i successivi di quel tipo, così può meglio occuparsi dei prossimi. Ad ogni stimolo il cervello ne elabora il valore e ne tratta il significato, come si è visto più sopra, e se questo stimolo rientra nella categoria di quelli graditi, e sono "bellezza", produce un gradimento che è provocato dal rilascio di una piccola quantità di molecole che producono il pacere. Cioè rilasciano ciò che determina una emozione, in una piccola dose, colorata quindi del sentimento che è stato attivato della natura dello stimolo stesso. Anche se è negativo, ad  esempio paura, sempre emozione è, e sempre il cervello elabora gli stimoli in funzione del confronto con i riferimenti che ha in memoria.

Quindi il cervello viene allertato quando c'è, in pratica, una variazione di ciò che i sensi percepiscono. Se si entra in un ambiente dove c'è un forte odore, noi lo sentiamo entrando, ma dopo poco tempo non lo sentiamo più. Ma se qualcuno apre una porta lo sentiamo di nuovo perché lo spostamento d'aria ha modificato l'intensità dell'odore dentro le nostre narici. Vale, per esempio, anche per il "sommelier", l''assaggiatori di vini, che deve sciacquarsi la bocca col vino durante l'assaggio per ripetere l'assorbimento dei gusti e degli aromi con i sensi del gusto e dell'odorato.

E vale per gli altri sensi. Se ascoltiamo il suono di un flauto che genera una nota fissa lo troviamo noioso e dopo poco anche fastidioso, ma se questa nota varia, troviamo che quel suono è diventato musica e se la variazione è tonale, troviamo il risultato piacevole. Aggiungendo un altro o più flauti il suono diventa più piacevole ancora, perché le minime differenze di fase e di frequenza tra gli strumenti determinano continui confronti con la timbrica di riferimento, quindi continui stimoli.

Portando in avanti il concetto per una intera orchestra, si capisce subito come una partitura sia molto piacevole e che se l'insieme delle note e dell'esecuzione è ben composta, è un'opera d'arte, l'emozione di piacere aumenta ed aumenta ancor più se qual brano musicale lo abbiamo già in memoria come un intero grande riferimento, generando così il massimo risultato nella comparazione.

Nelle arti visive avviene la stessa cosa, l'oggetto artistico sotto la nostra fruizione ha dei particolari che richiamano la nostra attenzione, qualche irregolarità nella simmetria, qualche elemento apparentemente non in sintonia, qualche prospettiva non perfetta, o i soggetti stessi sono messi in modo da suscitare curiosità, ecc. L'artista, che lo sappia o no, ricorre a questi mezzi per far sì che nel fruitore nasca l'emozione, una volta che l'attenzione sia catturata, l'opera, che a questo punto è arte, coinvolge lo spettatore nel proprio messaggio e lo riveste di bellezza grazie all'abilità dell'artista. Ecco tutte le condizioni per l'opera d'arte.

                                  Conclusione Arte e Cervello

Ritornando alla fotografia del paesaggio gli osservatori verranno ancora più interessati se, per esempio, verranno presentate le due istantanee una sopra all'altra, in modo da chiarire meglio la trasformazione che ha subito il paesaggio. O più ancora se le due immagini sono inserite una dentro all'altra in qualche modo, per accentuare l'effetto drammatico che attiri una maggiore attenzione.

Il cervello, in presenza di determinate molecole, si pone in uno stato di eccitazione, che di conseguenza provoca anche una equivalente eccitazione all'intero fisico della persona. Ma non solo. Questo stato di, possiamo dire, risonanza, si trasmette anche a quel canale attraverso il quale e il cervello invia, in pratica, dei segnali verso l'"aldilà", verso quel canale da dove riceve le configurazioni delle proprie strutture, non solo, le zone del cervello che ospitano i moduli che elaborano i sensi vengono investiti essi stessi da quelle molecole.

Nelle normali condizioni questo apporto è di piccola entità, ma se avviene una immissione dall'esterno, l'assunzione da parte dell'individuo di droghe, allucinogeni, o simili, l'interferenza diventa massiccia sino a deformare profondamente le operazioni dei moduli elaboratori. E quindi le informazioni che vengono inviate al cervello si distorcono, assumono valori non contemplati dalla capacità di analisi, o anche valori inesistenti. Tuttavia questo è un fenomeno temporaneo, perché la configurazione di tali moduli è stata già organizzata, e quindi dopo l'eliminazione delle molecole intrusive, la situazione ritorna normale.

Nella normalità, la piccola quantità originata naturalmente dal sistema stesso, ottiene una miglioramento degli stessi sensi, positivamente, senza interferenze, come si è detto, probabilmente vengono accelerate le tempistiche dei procedimenti di analisi che sono preposti alla decodifica dei sensi.

Ed il cervello diventa capace di accedere a quel "aldilà" dove esiste la conoscenza dell'universo, e quindi è in grado di cogliere le soluzioni non prevedibili qui, nella nostra realtà, nonostante che la più complessa possibile intelligenza meccanica ci stia lavorando.

Il nostro canale di accesso all'altrove è normalmente aperto nella direzione verso di noi. Tale è lo scopo primario della sua esistenza, è con questo flusso di dati che l'organismo si sviluppa, dapprima, e quando è sufficientemente cresciuto vengono configurate le funzioni cognitive che diventano il "noi", come l'insieme di tutto ciò che il cervello sarà in grado di fare.

Noi abbiamo, tuttavia, la possibilità di trasportarci attraverso questo stesso canale sull'orlo del "aldilà" ed anche di estenderci là dove ci sono le realtà che stanno al di sopra della nostra. E così è là che possiamo raccogliere quelle informazioni, quei dati, le soluzioni che qui non ci è dato di ottenere, in quanto siamo all'interno di questa realtà fisica che ci pone dei precisi limiti. Gli stessi limiti che hanno i congegni meccanici, noi qui abbiamo determinate regole, il nostro cervello ne soggiace, la nostra intelligenza non può allargarsi più di tanto, per andare ad un livello maggiore, occorre che ci provengano, appunto i miglioramenti della facoltà cognitive che risiedono solo nel "aldilà".

Otteniamo di aprire tale canale verso l'altrove con le emozioni, perché in quel momento il cervello acquista un potere maggiore, è come se un computer potesse aumentare la capacità della connessione ad internet, passando, per dire, alla fibra. Le emozioni non sono provocate solo dall'arte, quello è il modo che ci permette di parlarne.

Le emozioni si manifestano, oltre che con sostanze esterne, anche e sopratutto con una specifica reazione del cervello, questa volta non conseguenza di stimoli trasmessi dai sensi, ma come risultato dell'elaborazione dei sotto programmi, o delle facoltà cognitive. Ad esempio la paura viene indotta come difesa quando l'esame dell'esterno faccia ritenere al cervello che il corpo sia in pericolo. O anche quando tale esame produca risultati così lontani dall'esperienza che questo provoca, appunto, lo stimolo di cambiamento subitaneo di valutazione del "kernel" da indurre le preparazione dei coadiuvanti chimici che questa volta non procurano piacere, ma leniscono un malore indotto dalla situazione.

Grandi emozioni, producono grandi sconvolgimenti nell'equilibrio del cervello, nella normale sequenza di trattamento delle informazioni ed hanno quindi l'effetto di aprire quel canale verso l'altrove, lo "aldilà", in tutti i modi, anche quelli negativi. Ma qui il discorso sale di prospettiva e non va quindi più trattato come mera interazione meccanica degli elementi che sono la base della costruzione del cervello e dell'intero organismo.













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